Come far durare a lungo e rigenerare le batterie al piombo

Le batterie al piombo sono probabilmente il dispositivo di accumulo di energia elettrica più conosciuto e diffuso.
Dato che il costo non è indifferente vediamo come trattare le nostre batterie per farle stare in salute e durare di più.
L’accorgimento più importante per far durare molto una batteria al piombo è quello di tenerla sempre carica, possibilmente alla tensione di mantenimento
Detto ciò, una volta che la batteria viene scaricata, anche di poco, occorre al più presto ripristinare la sua carica.
L’operazione di scarica/carica viene definito ciclo, associata al ciclo c’è anche un’altra variabile che è la percentuale di scarica.
Di solito nei fogli dati dei produttori di batterie viene indicato il numero di cicli massimo che la batteria può sopportare, in base alla percentuale di scarica.

cicli-di-scarica
Da questi grafici si evince che una batteria dura molti più cicli se la si scarica poco piuttosto che se la si scarica molto, i cicli di vita si riducono sensibilmente se la batteria viene scaricata del tutto ( in questo caso si parla di deep cycle o scarica profonda ).

Una batteria “deep cycle” infatti è una batteria progettata per sopravvivere a molti cicli di scarica profonda.

Il processo più comune per il quale la batteria degenera è chiamato solfatazione, senza entrare troppo nel processo chimico associato che potrete approfondire nei riferimenti a fine articolo, la solfatazione riduce la capacità di una batteria di immagazzinare/fornire corrente.

Una grande percentuale di batterie viene sostituita per questo motivo.
Tuttavia prima di sostituire una batteria possiamo provare a rigenerarla con una carica di equalizzazione a tensione costante e come ultima risorsa, se ciò non portasse risultati possiamo provare con una o più cariche a corrente costante.

Questi metodi, provati su un paio di batterie hanno funzionato, le batterie hanno ripreso vita, almeno per ora non sono più da buttare, per cui volentieri li condivido.

Queste operazioni, soprattutto la carica a corrente costante, producono il fenomeno del “gassing”, ovvero di rilascio di idrogeno e ossigeno che, se non opportunamente ventilati, potrebbero provocare esplosioni.
Queste operazioni vanno fatte con le opportune cautele, in un ambiente areato, preferibilmente all’esterno, da personale qualificato.

Forse è superfluo ma è meglio scriverlo: il sottoscritto non garantisce niente circa la riuscita della rigenerazione e non si assume nessuna responsabilità per eventuali  incidenti che si potrebbero verificare, la responsabilità è soltanto la vostra.

Detto ciò, per quanto riguarda la carica di equalizzazione ( equalizing charge), andrebbe fatta quando la batteria perde la sua capacità nominale, solitamente il produttore indica tensione e tempi di applicazione.
Per fare un esempio, la tensione dipende dalla temperatura, come esempio in un manuale ho trovato 16.5 volt a 20°, lo stesso manuale indica un tempo di 8 ore, la carica di equalizzazione inizia quando la batteria è completamente carica.

La carica a corrente costante si può provare su batterie che sono state ferme senza essere caricate o tenute scariche per molto tempo.
La procedura questa volta inizia con la batteria scarica: iniziare col fornire alla batteria una corrente costante pari al 5% della capacità nominale a 20 ore ( es. 5 Ampere per una batteria da 100Ah C20), mantenere la carica fino a che la tensione raggiunge 15.5  volt, a questo punto continuare la carica con questa corrente per altre 3/4 ore.
In questa fase la tensione della batteria può salire anche fino a 18 volt.
Interrompere immediatamente la carica se la temperatura della batteria supera i 50°.

Per queste operazioni è fondamentale avere un alimentatore controllabile in corrente ( e anche saperlo usare 😀 )

Personalmente ho impostato l’alimentatore a 20 Volts a circuito aperto e corrente massima di 2.5 Ampere per rigenerare una batteria da 50Ah. Ho eseguito l’operazione all’aperto, controllando  spesso la temperatura della batteria che è salita ma non di molto.

 

 

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Riferimenti

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